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Progetti di seduzione a Brera: Raffaello e Perugino

Scritto da  Francesca Bonazzoli

Ci siamo quasi: il debutto della nuova Brera guidata da James Bradburne è fissato per lunedì 14 marzo e sarà dedicato a un tema amoroso. Protagonista è lo Sposalizio della Vergine di Raffaello, icona del museo milanese, cui sarà affiancato il dipinto dello stesso soggetto del Perugino, in prestito dal Musée des Beaux-Arts di Caen (vedi immagine pubblicata, n.d.r.). Un faccia a faccia, bisogna dirlo, spettacolare. L’equivalente di calare subito, alla prima mano, un poker d’assi. Le due pale d’altare, infatti, non sono solo due capolavori manifesto della grazia rinascimentale, ma anche fra le immagini più popolari perché sul loro confronto si sono esercitati tutti gli studenti italiani. E così, c’è da scommettere, tutti andranno a ripassare il manuale di storia dell’arte dove quei due dipinti erano riprodotti fianco a fianco. Rileggeranno gli appunti e porteranno a Brera figli e nipoti per tornare a recitare, questa volta davanti agli originali, la lezione imparata sui libri.

Può esserci emozione più forte di questa? No, e lo sa benissimo quel seduttore di Bradburne che vuole, ha tenuto a spiegare, trasformare la semplice visita al museo in un’esperienza emotiva in modo che la Pinacoteca possa diventare un luogo dei sentimenti dove tornare più e più volte con un biglietto che vale tre mesi e costa dieci euro. «Voglio che i milanesi si innamorino della loro Pinacoteca. Se Milano abbraccia la sua Brera, il mondo la segue», ha assicurato il direttore nato in canada e di cittadinanza britannica. Nella sua idea di museo la metafora sentimentale è la più ricorrente, anche quando parla di finanziamenti. «Io sono un gran seduttore, ma visto che sono sposato, la raccolta fondi è il mio modo di sublimare. Adoro organizzare cene, serate, ricevimenti, tutte le iniziative possibili per conquistare il sostegno di privati, banche, aziende, fino in America». Con tali premesse, non sorprende dunque che il tema amoroso dello Sposalizio sia stato scelto come biglietto da visita della nuova gestione.

Le due pale che vedremo in mostra furono eseguite quasi contemporaneamente da Perugino e dall’allievo Raffaello il quale, a soli vent’anni, nel 1504, rivelava subito chi dei due fosse il più talentuoso, il più moderno, quello destinato al successo. Raffaello non rompe col maestro. Non è un rivoluzionario. Nella sua versione dello Sposalizio ripete l’impostazione centrale e simmetrica della scena adottata dal maestro, ma le figure sono subito più vere dei tipi convenzionali del Perugino. E mentre questi allinea il corteo nuziale in una rigida fila parallela, Raffaello crea una specie di cerchio che include lo spettatore. Il suo tempio, sopraelevato su un numero maggiore di gradini, sortisce l’effetto di rendere più vertiginosa la fuga prospettica del pavimento a scacchi e l’architettura a pianta centrale, moderna ossessione dell’epoca, corona un quadro che di colpo, con pochi cambiamenti, rende goffo e convenzionale il suo modello. La sfida è vinta, ma quasi senza darlo a vedere.

Anche quella lanciata da Bradburne a se stesso — cinque milioni di ingressi in più in due anni — punta come abbiamo detto sulla grazia della bellezza e infatti, dopo Raffaello, sono in preparazione altri progetti di seduzione: un ballo estivo nel cortile della Pinacoteca perché «il palazzo rianimato di Brera deve contagiare tutto il quartiere», spiega. «Vorrei anche creare nell’Orto botanico una rosa di Brera che aiuterà a reperire fondi e a ridare a Brera la sua identità di “genius loci” che comprende Pinacoteca, Biblioteca, Accademia, Osservatorio astronomico e Orto Botanico. Nel cortile metteremo panchine, cestini, wifi, nuova portineria, in modo da renderlo uno spazio pubblico aperto a tutti». Anche le nuove divise dei custodi, firmate Trussardi, rientrano a pieno titolo nel «programma seduzione». «Sono per un museo in cui tutto può succedere nel campo delle emozioni», conferma Bradburne, che di sicuro conosce il Sonetto III di Raffaello: «Il mio cor d’un amoroso velo / A ricoperto tutti i miei pensier».

*pubblicato originariamente su: Il Corriere della Sera, www.corriere.it

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