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Dopo-Expo: pronto il decreto. Ecco come sarà il Cda

Scritto da  Sara Monaci

Pronto il decreto della presidenza del Consiglio dei ministri per definire la nuova Arexpo, la società proprietaria dei terreni di Expo che d'ora in poi dovrà occuparsi di seguire il progetto del polo tecnologico coordinato dall'Iit di Genova, presentato pochi giorni fa al Piccolo teatro di Milano alla presenza del premier Matteo Renzi.

Nelle 4 pagine del testo non si parla ancora delle quote esatte con cui il governo, o meglio il ministero dell'Economia e delle finanze, entrerà nell'azionariato, perché c'è ancora bisogno della perizia di un esperto del tribunale per definire il valore esatto delle azioni. Si parla tuttavia di “eliminazione del valore nominale delle azioni”, per fare in modo che comunque la proprietà del Mef non sia superiore al 40-45%. La Regione Lombardia e il Comune di Milano, attualmente proprietarie del 34,67% ciascuno, dovrebbero scendere al 25% circa ciascuno. Gli azionisti minori, tra cui la Fondazione Fiera Milano, si diluiranno di conseguenza. Il governo metterà come noto 50 milioni, di cui una parte in azioni e una parte eventualmente nelle casse della società. All'articolo 3 si parla di “intervento finanziario di Stato attuato attraverso la sottoscrizione di un aumento di capitale di Arexpo”.

                       

Nel decreto, all'articolo 3, si fa riferimento al cambio statutario: il consiglio di amministrazione sale da 3 a 5 membri: “due designati dal Mef; il presidente del cda e l'ad, designati d'intesa con il ministero, rispettivamente dal comune di Milano e dalla Regione Lombardia; la designazione da parte del Mef del presidente del collegio sindacale”. Si stabilisce inoltre che il cda avrà bisogno del voto favorevole della maggioranza con “almeno uno dei due amministratori designati dal Mef”. Quindi le decisioni importanti dovranno essere comunque prese dal governo, per capirsi. In particolare si parla di “cessione, costituzione o trasferimento di diritti reali e di garanzie delle aree, approvazione della proposta di piano urbanistico di valorizzazione delle aree”, per cui c'è bisogno di almeno il 71% del capitale sociale, “calcolato sulle azioni munite di diritto di voto”. Dentro il cda rimarrà al momento un consigliere della Fondazione Fiera Milano, ma non se ne parla esplicitamente, probabilmente anche tenendo conto di una possibile uscita di questo azionista.

All'articolo 2 una questione importante, relativa al dopo Expo. Viene valorizzata nel decreto anche la fase del “Fast post Expo”, ovvero il periodo transitorio prima dell'avvio del polo tecnologico e subito dopo lo smantellamento dei padiglioni di Expo. Periodo che rischia di durare anche un anno o due.

L'Iit di Genova dovrebbe infatti iniziare i lavori dei suoi laboratori tra tre mesi, ma solo su 30mila metri quadrati, mentre il polo universitario e i centri di ricerca delle aziende potrebbero impiegare più tempo. Ecco quindi che nel decreto si parla di “fase transitoria diretta ad assicurare l'uso collettivo delle aree o di parte di esse prevenendone al contempo il possibile degrado”. Nessun riferimento pratico a chi se ne occuperà materialmente, ma la strada sembra spianata (anche alla Triennale che ha progetti per una nuova fiera nel settore dell'architettura, ma non solo).

Oggi pomeriggio è prevista l'assemblea dei soci di Arexpo, che insedieranno i nuovi vertici, il nuovo presidente Giuseppe Bonomi (dg della Regione Lombardia) e il nuovo ad Giovanni Azzone (rettore del Politecnico). Dovrebbe poi essere deliberato l'aumento di capitale del governo e approvata nel giro di pochi giorni la modifica statutaria.

*pubblicato originariamente su Il Sole 24Ore, www.ilsole24ore.com

Nella foto: Giuseppe Bonomi

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