Claudio for Expo

ICH Sicav

 

Francesca Manfredi

Francesca Manfredi (6)

Non so quante mila volte mi sono trovata davanti all’immagine dei lupi presunti solidali in fila indiana negli ultimi giorni. Tutti a convintamente condividere su facebook l’immagine convintamente toccante, come si conviene con le immagini che più velocemente delle parole e dell’intelletto si aggrappano all’animo nei punti sensibili. Giusto il tempo di pubblicare impietose smentite e whatsapp mi trasmette lo sconforto di amiche e amici filo-lupisti per un paio di giorni. «I lupi sono tarocchi». Sì cara, i lupi come li leggevi tu sono proprio dei tarocchi. E allora tutti convintamente a sfottersi per la manifesta boccalonaggine e a scaricare quota parte di responsabilità sulla scarsa affidabilità delle epidemie informative virtuali. Dietro al divertente caso prenatalizio a mio parere c’è altro. Ci leggo un segnale semiserio di una crisi latente grande come un caseggiato popolare, e non mi riferisco alla crisi del settore dell’informazione. Mi chiedevo e mi chiedo, se…
Che fascino le leggende cittadine e quanto è bello scoperchiarle per guardarci dentro. Sarà deformazione professionale, ma una che mi ha sempre incuriosito è la presunta sfida all’ultimo metro tra torre e Bernascone. Scrivo «presunta» perché fino a non molto tempo fa il confronto tra misurazioni diverse era poco chiaro e di dubbia attendibilità. Per contro, a Varese si narra che in fase di progettazione della torre littoria nei primi anni Trenta l’architetto razionalista di Roma Mario Loreti dovette bloccare la crescita in altezza della sua civica creatura un metro sotto al campanile seicentesco di San Vittore. Da secoli dominava la città e – stando ai racconti – sforare la soglia della croce sarebbe stato un affronto bell’e buono alla Chiesa. Di tali retroscena non è rimasta traccia scritta. Certo è che i due manufatti rimangono gli elementi verticali dominanti del centro di Varese, insieme al poco monumentale antennone della…
C’è chi giura di averla vista sventolare sul pennone quand’era ancora un ragazzino, quella bandiera con la croce rossa in campo bianco. La storia però non sembra dar ragione a tante personali memorie varesine. Il vessillo in cima alla torre civica è stato innalzato a mezz’asta soltanto il 22 giugno del 2007 e portato a piena altezza (si narra) la settimana successiva. La freschezza storica della new entry ha dell’incredibile, tanto più che si fatica a credere tanto giovane un’accoppiata tanto naturale, quella dello stemma comunale con la torre nel cuore di Varese. Addirittura la memoria si ribella all’idea che fino a qualche anno fa potessero stare separate. «Quando e come la bandiera è arrivata sul pennone della torre civica?» La prima scoperta curiosa frugando tra carte e memorie rinchiuse a Palazzo Estense è che nessuno ha saputo rispondere alla domanda di partenza. Alla domanda successiva, quando ricordano di averla…
Varese, piazza Monte Grappa, naso all’insù. Dopo aver provato a seguire queste coordinate per scoprire il campo visivo forse più noto alla popolazione indigena, alzi la mano chi guardando la torre civica pensa quant’è bella la croce di san Giorgio che sventola in ogni dove e che porta con fierezza anche il santo patrono Vittore nello stemma comunale. Fatto? Ecco, adesso per i meno preparati sulla storia locale – come la sottoscritta – arriva il bello. La bandiera con croce rossa in campo bianco (“argento”, in araldica) che dai tempi della giunta Fumagalli I svetta sul monumento civico per eccellenza della città giardino, non è lei. Una breve premessa. La croce rossa in campo bianco rappresenta uno dei simboli più antichi e diffusi del pianeta. Il mitico Wikipedia sarà approssimativo ma rende l’idea. Ci dice che la troviamo nella bellezza di 45 stemmi comunali soltanto nella penisola italica, in altri…
Esiste una “fontana della fertilità” al Sacro Monte?  La risposta secca è “no”. La risposta più corretta è “nì”.  Tra le fontane che accompagnano la salita della via Sacra (tre, una ad ogni arco) e quelle sparpagliate nel borgo sacromontino, compreso l’antico lavatoio all’inizio di via Beata Moriggi Caterina, non esiste traccia scritta o fin qui tramandata di caratteristiche del genere. Esiste invece una tradizione che lega l’acqua della Fontana Marella al Campo dei Fiori alla fertilità e passa per la figura della beata Giuliana. Memoria locale vuole che l’allora badessa delle Romite ambrosiane succeduta nel 1478 alla fondatrice, la beata Caterina, porgesse l’acqua del monastero ai pellegrini giorno e notte con instancabile dedizione. L’acqua è fonte di vita in ogni senso e all’epoca in particolare si connotava di un valore aggiunto ancora più marcato. Premessa è che Varese in sostanza “galleggia” su falde sotterranee e il Campo dei Fiori…
Volevo solo prendermi un aulin. una confezione esattamente, ma poco cambia. un ostacolo separava il mio tendine infiammato dall’agognato nimesulide: il parcheggio. già, il parcheggio in centro. e questo sì cambia. cambia tutto per il varesino. il parcheggio va cercando, ch’è sì caro. avevo quindici minuti al massimo per superare quell’ostacolo. senza ricorrere al parcheggio della giungla, opzione alternativa tollerata con moderazione che mi sta stretta da quando sono stata civilizzata. ebbene, di spazi omologati liberi ahimè non v’era traccia. no divieto, no parcheggio, no aulin. la giunzione teno muscolare è sopravvissuta, l’aulin -in ritardo- è arrivato, il dilemma è rimasto. sfugge ad esempio il significato della dicitura «scoraggiare la sosta in strada» quando insieme alla tariffa oraria viene aumentato il tempo massimo di occupazione del posto. oggi nel villaggio bosino arriva a tre ore. tre ore continuate di occupazione in un benedetto parcheggio in un centro città? sfugge altresì…

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