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Francesco M. Renne

Francesco M. Renne (11)

LEGISLATORE DISATTENTO O VOLONTA’ PUNITIVA? Questa è la risposta del Ministero dell’Economia all’interrogazione parlamentare dell’On. Paglia, alla Camera dei Deputati: (per leggerla, vedere link in fondo alla pagina). Insomma, non v’è problema (secondo loro), parrebbe.. ma, come tutti gli addetti ai lavori sanno, non è (affatto) così.Tanto è vero che, dopo il (grave) ritardo con cui la “macchina” della VD è partita (sia sul fronte ministeriale, con le prime circolari emanate mesi dopo l’entrata in vigore della Legge, che sul fronte del Legislatore, con l’annunciata – e rinviata più volte – modifica alle regole sul “raddoppio dei termini”, nonché infine col “balletto” sul testo degli – indispensabili – waiver svizzeri), sono uscite a stretto giro, a cavallo del periodo estivo, ben tre circolari interpretative da parte dell’Agenzia delle Entrate e alcune Direzioni Regionali hanno aperto dei tavoli di confronto con i Professionisti, emanando diverse risposte a quesiti specifici (seppur non…
Galeotta fu l’introduzione delle clausole di salvaguardia. Introdotte nella nostra prassi di bilancio per ottenere maggiore credibilità (nei confronti dei terzi, dei mercati finanziari e della Commissione UE in primis) negli obiettivi d’equilibrio finanziario futuro, si sono trasformate in lasciapassare inefficienti. Sono, infatti, automatismi già approvati dal Parlamento che scattano successivamente, con l’incremento di quell’imposta o di quell’altra accisa (inserire a piacere il nome), solo al venir meno di taluni obiettivi programmatici di bilancio. Che, poi, questo dipenda da errate previsioni (in eccesso) del PIL, da errate previsioni (in difetto) di spesa pubblica, o da mancate entrate (presunte o no) fiscali, sembra importare poco ai più (e al nostro Legislatore ancor meno). Tantoché l’introduzione di nuovi meccanismi fiscali pare ormai prescindere da attenti giudizi ex ante: intanto lo mettiamo a bilancio, poi si vedrà, e tanto, al massimo, è coperto da questa o quella clausola di salvaguardia. In soldoni, al…
Problemi su problemi, o corsa verso la semplificazione? Rivoluzione (digitale) o complicazione (mal gestita)? Prima l’annuncio della «dichiarazione precompilata» per dipendenti e pensionati e del percorso per un «fisco amico» (c’è, evidentemente, una passione per gli ossimori, in chi sceglie la «comunicazione» del Governo), poi la «scoperta» d’alcuni errori (sostanziali), quindi «qualche anno per andare a regime». Ma come stanno davvero le cose? Sul portale dell’Agenzia delle Entrate, nella pagina dedicata al 730 precompilato, campeggiano tre «slogan», in risposta a tre semplici domande (Che cos’è? A chi interessa? I vantaggi?) che vorrebbero (nelle intenzioni) fornire un quadro sintetico dell’iniziativa. Desta particolare interesse la risposta alla terza domanda: «Il 730 te lo compila l’Agenzia delle Entrate e, se lo accetti senza modifiche, non dovrai più esibire le ricevute. Il fisco semplice: meno oneri e più certezze». Fosse stata scritta con un filo più di pudore, avrebbe potuto anche passare in secondo piano, ma — data la portata…
Al presidente del Consiglio Matteo Renzi non piace chiamarlo «tesoretto». È stato persino attivato un hashtag (#bonusdef) per sfuggire alla sfortunata etichetta, già usata (pochi mesi prima di perdere l’incarico) dai precedenti governi Monti e Letta. E chiamarlo «bonus» evoca precedenti operazioni (di marketing) a lui già riuscite, col bonus bebè e il bonus 80 euro (che invero tanto ha fatto, e ancora fa, discutere). Fatto sta che nella presentazione della versione finale del DEF (Documento d’Economia e Finanza) si sono materializzati circa 1,6 miliardi d’euro in più, da (ovviamente) ridistribuire. Poco importa, almeno ai più (pare), che quest’importo sia più vicino a una leggenda, quasi una sorta di fantasma o un gioco di (molte) illusioni, che non alla (cruda) realtà. Il Consiglio dei ministri ha esaminato il DEF di martedì (con consueta conferenza stampa di rito), rinviando al venerdì mattina la sua approvazione, poi ulteriormente slittata alla sera. Nella prima conferenza stampa…
Doverosa premessa: il tema è di quelli spinosi. Affrontarlo significa metter in conto critiche da piú parti nonché il rischio d’incomprensioni. Soprattutto per chi scrive, è spinoso: sia per il ruolo (nel suo piccolo), sia per l’impegno per la legalità che ha sempre ispirato le sue posizioni. Ma non affrontarlo, e far finta di nulla, sarebbe da codardi — e significherebbe accettare passivamente la deriva «legificatrice» e «tassaiola», oppure lasciar campo a chi, impugnandolo come arma, vi nasconde una protesta non garantistica, bensí aprioristicamente giustificatrice dell’evasione. Parlare di sciopero fiscale, in un Paese con un’evasione patologica, può sembrare eccessivo. Ma la pressione tributaria monstre, l’eccesso di burocrazia e di regolamentazione amministrativa, l’impietoso spettacolo della legge di stabilità (in tema d’imposte sulla casa e, ancor peggio, sugli acconti) costringono a parlarne. Cosí da rendere utilizzabile un lecito strumento di pressione. In tempi rapidi. Nella morsa tra evasione e pressione tributaria, chi sempre piú ne viene stritolato e ne paga —…
Si fa sempre più complicato il ruolo dei professionisti , dei commercialisti in particolare, in questo Paese. Recentemente il commissario dell’anticorruzione Raffaele Cantone intervenuto, con un collegamento telefonico, a un convegno promosso dall’associazione dei commercialisti su “Etica e legalità” ha richiamato gli ordini professionali a «…svolgere un ruolo determinante per mutare la mentalità, ma –  ha aggiunto – purtroppo in questi anni non hanno dimostrato un impegno particolare, non si sono dati regole deontologiche molto significative». Riferendosi in particolare al ruolo dei commercialisti, Cantone ha affermato che potrebbero svolgere un compito importante per quanto riguarda «l’educazione al pagamento delle tasse contribuendo così al contrasto all’evasione fiscale e al rispetto delle regole». Pur potendo comprendere lo spirito dell’intervento di Cantone, temo che si stia sottovalutando lo sforzo della categoria nel riuscire ad applicare una normativa in continua evoluzione, spesso mal coordinata e ben lontana dalle semplificazioni promesse. Decisamente apprezzabile il contributo alla discussione offerto dal Prof. Raffaello Lupi nel…
di Francesco M. Renne* Come ormai tutti gli anni, nelle more dell’iter d’approvazione della Legge di Stabilità, si replica un copione non scritto, teso a evocare il «nemico» di turno, cui addossare le colpe di ciò che non va o al fine di giustificare questo o quel provvedimento legislativo di cui si chiede l’approvazione. Un vero e proprio capro espiatorio, da offrire all’opinione pubblica — a volte effettivamente colpevole, spesso solo in parte, a volte per nulla. Ma tant’è: questi sono i riti stanchi della nostra politica, cui gli organi d’informazione s’adeguano spesso troppo supinamente, ripetendone acriticamente all’infinito gli slogan di volta in volta usati.
di Francesco M. Renne* «La piú grande riduzione di tasse mai avvenuta» (citando il presidente del Consiglio Renzi, in conferenza stampa di presentazione della Legge di Stabilità)? Sicuri? O, forse, solo la piú grande manipolazione di numeri dati in pasto all’opinione pubblica? Approvata nella riunione del Consiglio dei Ministri mercoledí 15, il testo era atteso il lunedí successivo al Colle; è giunto solo martedí, e senza la «bollinatura» della Ragioneria Generale dello Stato, apposta solo il giorno successivo. Nel frattempo, le tabelle allegate, i numeri e alcune formulazioni lessicali sono stati modificati (e probabilmente non riapprovati, ma questo — per molti, non solo politicanti di professione — parrebbe quisquilia).
di Francesco M. Renne* Auspicata da qualcuno, temuta — forse eccessivamente — da altri, e rigettata come uno sgarbo immeritato dai piú, l’ipotesi d’assoggettamento a una sorta di «commissariamento» dell’Italia per evitare il default e fare le riforme strutturali suscita reazioni piú emotive che razionali. Certo vorrebbe dire una cessione (ulteriore) di sovranità, cosa che pone delle questioni di principio legate alla legittimità delle procedure da eventualmente adottare; ma altrettanto certamente non sarebbe né immeritata né sorprendente. Non è la prima volta che la trojka — com’è denominata giornalisticamente la «concertazione» (informale) tra Commissione europea, BCE e FMI nei casi di crisi d’un Paese sovrano — viene accostata al nome dell’Italia, ma solo a cavallo dell’estate 2011 siamo davvero andati vicino al suo intervento.

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