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Marco Peruzzi

Marco Peruzzi (5)

La casöla, o cassoeula se si vuole utilizzare la grafia milanese corretta, è una cosa seria. Un noto studioso di storia antica, nel discorso con cui ha aperto un sontuoso banchetto basato esclusivamente su questo piatto, si è spinto persino a sostenere che la tradizione di cuocere nella verza pezzi di maiale di vario tipo si perderebbe nella notte dei tempi e sarebbe stata introdotta addirittura dalle popolazioni celtiche (Insubri, nella fattispecie) che popolavano queste terre già 2500 o forse 3000 anni orsono. Al momento confessiamo che ci era riuscito piuttosto difficile credere ciecamente a una cosa del genere e che dunque, sotto sotto, qualche dubbio ci era rimasto. Questa ipotesi è infatti supportata solo da pochi e vaghi cenni giunti fino a noi da qualche distratto e poco attento storico latino, culturalmente non in grado di apprezzare né tantomeno di capire un piatto così poco mediterraneo. Indubbiamente ci piaceva…
Caro Alessandro, ti confesso che il mio intento, rispondendo qualche giorno fa a un tuo scritto, era soprattutto quello di avviare quantomeno un dibattito, se non addirittura dei contatti stabili, tra tutti quelli che per qualsiasi via perseguono un'idea che in qualche modo si possa dire indipendentista, cosa di cui, visto il momento storico, ritengo ci sia un'improrogabile necessità. Mi fermerò dunque a questa seconda risposta, augurandomi però che ci siano presto occasioni per continuare con più spazio e tempo a disposizione questo confronto, peraltro assolutamente piacevole. Per prima cosa volevo dirti che quando tu scrivi "Un po' troppo, direi, per affermare che abbiamo un obiettivo che di fatto è sostanzialmente lo stesso, a meno che non ci si limiti a considerare come obiettivo comune la fine dello stato italiano.", direi che con questa ipotesi tu centri pienamente il senso di quanto volevo comunicarti. Cosi come quando scrivi "Senza distinzioni,…
Leggo con piacere l'articolo di Alessando Storti (pubblicato su La Bissa, link: http://www.labissa.com/alessandro-storti/item/15678-il-falsi-miti-dell-indipendentismo-etnonazionalista-1 , n.d.r.), persona che stimo anche se i nostri contatti sono stati finora solo occasionali. Devo però confessare che il piacere è in realtà soprattutto quello di avere l'occasione di potermi dire in pressoché totale disaccordo sui contenuti e soprattutto sulle finalità del suo scritto, di cui attendo con curiosità di leggere anche la seconda parte. Premetto che riconosco e condivido la necessità di chiarire bene concetti controversi come quelli di etnonazionalismo e di identità e che personalmente trovo senz'altro condivisibile l'impostazione sostanzialmente liberale e libertaria (se posso definirla così) che è tipica degli ambienti da cui l'articolo proviene e verso cui non ho dunque alcun pregiudizio. Quello che però davvero non capisco è perché mai questa visione debba essere considerata incompatibile o addirittura contrapposta a visioni più attente a tematiche di natura identitaria e perché si…
Un'ipotesi sull'origine del Biscione visconteo lo ricollega al serpente di Mosè, una piccola statua bronzea giunta a Milano all'inizio dell'undicesimo secolo come regalo dell'imperatore d'Oriente. Secondo alcuni proprio da questo oggetto, in epoca molto antecedente al periodo visconteo, sarebbe nato un vessillo comunale che più tardi sarebbe stato adottato dai Visconti come proprio emblema. Nell'immaginazione popolare questo serpente bronzeo era creduto un potente amuleto chiamato Nehushtan, citato in un episodio biblico, che sarebbe stato forgiato da Mosè su ordine di Dio e che era in grado di guarire dai morsi dei serpenti velenosi chiunque lo guardasse.
di Marco Peruzzi Lo storico milanese Romano Bracalini ci offre con questo suo nuovo lavoro (“Disobbedienti”, vedi copertina in calce all’articolo, n.d.r.) un'attenta e rigorosa analisi della drammatica situazione in cui versano la Repubblica Italiana e le sue istituzioni e, a dire il vero, dobbiamo dire che lo fa senza alcuna paura di infrangere le regole del politicamente corretto. Con la precisione e il rigore che da sempre lo contraddistinguono, Bracalini dapprima ricostruisce le modalità secondo cui l'attuale stato repubblicano si è venuto formando dopo la seconda guerra mondiale e poi ne analizza, uno per uno, i miti fondanti e le istituzioni, ricostruendone la storia e mettendone in luce aspetti tanto sconcertanti quanto poco noti alla gran parte dei cittadini.

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