Claudio for Expo

ICH Sicav

 

Tra wunderkammer e arte, lo scrigno degli astrattisti comaschi

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Una sera come tante ti capita di andare a cenare da un imprenditore brianzolo, un amico che non vedevi da tempo e che hai incrociato casualmente in un convegno sulle rive del Lario. Ho accettato l’invito un po’ per cortesia ed un po’ per interesse, mi attirano molto le sue attività, comunque parto sempre dall’idea che con le persone intelligenti salta sempre fuori qualcosa di buono, tempo speso bene. Durante l’aperitivo in un noto locale vista lago sento che telefona alla moglie per anticiparle il mio arrivo e per darle indicazioni organizzative sulla serata. Mi incuriosisce una frase: sistema lo studio, fai ordine, chiama magari la Joyce, la colf, ho immaginato, per farti dare una mano. Mi spiega subito: ti faccio vedere lo studio, culla dei miei interessi culturali e artistici. Meno male mi sono detto, questa sera non voglio parlare di lavoro, anche se lo scopo recondito è farmelo cliente. Mi piace partire sempre da lontano. Arriviamo in venti minuti o poco più in un paesone della bassa Brianza comasca a ridosso del confine con la provincia di Monza. La villa è grande, di costruzione recente, molto bella, sembra un progetto anni ’30 rivisitato, attualizzato. Razionale, rigorosa, lineare, sembra un quadro astratto a forma di casa. Entro dalla taverna, un locale open space con luci al neon colorate, soffuse e seminascoste, fanno tanto anni ‘70, mi sembra vagamente una installazione di Dan Flavin. Ma non mi convince, un po’ banale, stravista, quasi una esibizione provinciale. Al piano successivo la scena cambia completamente. Vi risparmio i dettagli sulla cena. Lo studio in questione in realtà comprende quasi tutto il piano terreno della villa, uno scrigno sull’astrattismo comasco, ma non solo. Qualche ricordo originale degli architetti Antonio Sant’Elia e Giuseppe Terragni, disegni e schizzi, copie di vecchie fotografie degli ambienti artistici comaschi, cataloghi, ricordi di viaggi, il tutto per preparare la vista ad una collezione piccola, ma ricercata di Mario Radice, Carla Badiali e soprattutto Manlio Rho per il quale il padrone di casa nutre una particolare predilezione che mi trova perfettamente d’accordo. Sono ben ferrato sull’argomento, casualmente mi è capitato  tra le mani qualche settimana fa, facendo ordine in casa, un bel testo-catalogo di Luciano Caramel su Rho. Poi altri quadri di autori comaschi dell’epoca, riconosco Alvaro Molteni, che scopro essere scomparso pochi mesi fa alla veneranda età di 95 anni. Ultimo erede di quel movimento artistico che all’astrattismo ha veramente dato tanto e forse non ha ottenuto altrettanta notorietà. Un’oretta buona a discutere di astrattismo, di pittori, di cultura, dimenticando altri bei quadri sparsi qua e là, riconosco tra gli altri Osvaldo Licini, un microscopico Lucio Fontana, Fortunato Depero e poi pezzi più recenti. La moglie molto loquace mi confida che trattasi di un piccolo segreto, pochi conoscono quegli ambienti tra wunderkammer e collezione d’arte, un sancta sanctorum che custodiscono gelosamente. Mi piacciono i collezionisti tematici e specialmente in ambito artistico, ancora meglio se trattasi di pittura. Ti descrivono le opere come figli, la fatica per acquisirle, le trattative, gli affari sfumati, le diatribe estetiche con la moglie, le visite ad artisti o galleristi e l’ambientazione non sempre facile in una casa d’abitazione. Che in questo caso è stata progettata e costruita per rispettare questo movimento pittorico tra le due guerre. Credo che abbiano costruito la casa intorno alle opere d’arte. Non una ambientazione museale, ma una casa vissuta e con la collezione e tutto il resto inserito tra mobilio qualsiasi, oggetti d’uso quotidiano, tappeti. Un bel contesto, culturalmente motivante, ma allo stesso tempo rilassante, una bella scoperta nella nostra sempre sorprendente Lombardia. Non ho ovviamente fotografato nulla e quindi mi limito a pubblicare un’altra immagine, comunque assolutamente pertinente, che riproduce un’opera di Manlio Rho. Alla prossima avventura.

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