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Sanità lombarda: l’ennesimo scandalo in un paese senza memoria

Scritto da  Stefano Natoli

“Noi siamo un paese senza memoria. Il che equivale a dire senza storia. L’Italia rimuove il suo passato prossimo, lo perde nell’oblio dell’etere televisivo, ne tiene solo i ricordi, i frammenti che potrebbero farle comodo per le sue contorsioni, per le sue conversioni. Ma l’Italia è un paese circolare, gattopardesco, in cui tutto cambia per restare com’è. In cui tutto scorre per non passare davvero. Se l’Italia avesse cura della sua storia, della sua memoria, si accorgerebbe che i regimi non nascono dal nulla, sono il portato di veleni antichi, di metastasi invincibili, imparerebbe che questo Paese è speciale nel vivere alla grande, ma con le pezze al culo, che i suoi vizi sono ciclici, si ripetono incarnati da uomini diversi con lo stesso cinismo, la medesima indifferenza per l’etica, con l’identica allergia alla coerenza, a una tensione morale”. Il Pasolini degli “Scritti corsari”, articoli redatti fra il 1973 e il 1975 principalmente per il Corriere della Sera, ha molto da dire anche all’Italia degli anni 10 del terzo millennio.

L’Italia continua infatti ad essere un Paese senza memoria, travolto da scandali a ripetizione che durano finché restano sotto i riflettori dei media, per poi cadere nel dimenticatoio. L’ultimo in ordine di tempo riguarda (di nuovo) la sanità lombarda. Proprio in queste ore i carabinieri del Comando provinciale di Milano stanno eseguendo 21 ordinanze di misura cautelare firmate dal Gip del tribunale di Monza, su richiesta della locale procura, nei confronti di 21 persone indagate, a vario titolo, per i reati di associazione per delinquere finalizzata alla corruzione, turbata libertà degli incanti e riciclaggio. Fra le 21 ordinanze c’è anche quella riguardante Fabio Rizzi, presidente della commissione Sanità e politiche sociali della Regione Lombardia, estensore della recente riforma in materia sanitaria e consigliere regionale della Lega Nord. Così mentre l’affittopoli romana entra nel vivo, l’Italia è costretta a fare i conti con l’ennesimo caso di corruzione. Sembra che le due regioni più rappresentative d’Italia stiano giocando ad una sorta di ping pong (ma anche il Veneto non sfigura, basta pensare allo scandalo legato al Mose): a Milano scoppia il caso degli appalti truccati dell’Expo, a Roma si “risponde” con Mafia capitale.

Un “gioco” sporco – quello della corruzione – che costa all’economia italiana 70 miliardi di euro l’anno (la stima è della commissione europea) e a cui non si riesce, purtroppo, a mettere mai fine. In occasione della «Giornata mondiale contro la corruzione» indetta dalle Nazioni Unite per promuovere azioni di sensibilizzazione in tutti i Paesi, il Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, ha evidenziato come la corruzione sia un “furto di democrazia” che “crea sfiducia, inquina le istituzioni, altera ogni principio di equità penalizza il sistema economico, allontana gli investitori e impedisce la valorizzazione dei talenti”. Un furto che “colpisce ancor di più i poveri e le persone deboli” e anche “un male che va combattuto tutti insieme”. Un’esortazione che fatica ad essere raccolta: con 44 punti su 100, l’Italia è infatti al 61mo posto al mondo nella classifica del Rapporto sulla corruzione della pubblica amministrazione pubblicato da Transparency International, alla pari con Lesotho, Senegal, Sudafrica e Montenegro.

Lo stesso Capo dello Stato si dice convinto che “sconfiggere la corruzione, spezzare le catene della complicità, liberare la vita sociale da questo cancro è possibile” in quanto “corruzione, complicità e illegalità non sono fenomeni connaturati alle nostre società”. Ma come si combatte la corruzione, il volto nascosto dell’Italia, l’illegalità come vizio quotidiano? Quali sono i rimedi possibili? Quali gli anticorpi da sviluppare in un Paese che – come sottolinea Ezio Mauro – sembra “condannato a un sistema inattaccabile di scambio fra le grandi opere, le mazzette degli imprenditori subalterni, la politica famelica e incapace di essere autonoma. Un sistema che viola la legge, deprime il mercato, vanifica la concorrenza, fa crescere i costi mentre abbassa la qualità delle opere pubbliche”.

La risposta sta, forse, in quell’impegno assunto da Mattarella al suo insediamento: “La lotta alla corruzione e la difesa della legalità saranno le cifre del mio settennato”, disse allora il Presidente. Ecco, la corruzione si può vincere davvero solo se si combatte tutti assieme, se diventa – giorno dopo giorno – la “cifra” distintiva di ognuno di noi.

*pubblicato originariamente su Il Sole 24 Ore, http://stefanonatoli.blog.ilsole24ore.com/

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